lunedì 27 febbraio 2006


Intervita a Pino Santoro pubblicata sulla  rivista di New York in occasione del gemellaggio tra il giornale americano e l"Idea" di Ceglie.



1. Maestro Santoro, da quanti anni si è dedicato alla pittura?


Ho sempre avuto un rapporto preferenziale con l’immagine rispetto alla parola. Ho vissuto la mia infanzia, negli anni ’50, in un mondo contadino ancora tradizionale ed ho assorbito i colori forti e violenti dei paesaggi della nostra Puglia, degli straordinari tramonti dietro il verde dei secolari ulivi, dei bianchi accecanti di casolari dipinti di calce sferzati dal sole, del giallo oro del grano, del rosso dei papaveri, del nero delle notti illuminate soltanto dal cielo stellato o dalla luna. E’ stato naturale per me trasferirne le emozioni sulla tela. Negli anni ’70 ho sentito il bisogno di non tenere per me tali sensazioni, ma di comunicarle agli altri, ed ho cominciato a proporre le mie opere ad un pubblico che, con mio grande piacere, è diventato sempre più interessato e partecipe.


2. Potrebbe spiegare quali sono state le più rilevanti evoluzioni stilistiche che ha avuto la sua arte?


Come ho detto in precedenza, ho uno stretto rapporto con l’immagine. Inizialmente, quindi, ho sentito la necessità di trasferire sulla tela la bellezza dei nostri paesaggi e la poesia della realtà contadina. La mia fase iniziale è cominciata con il Realismo fino a sfociare nell’esasperazione tecnica e nella resa fotografica dell’Iperrealismo. In una successiva evoluzione, dopo un periodo di pausa e di decantazione, lontano dalla pittura, di circa cinque anni, ho sentito l’esigenza di una ricerca  orientata verso il trascendente e il suo rapporto con l’immanente, realizzando quindi, quel bisogno, che accomuna tutti gli uomini, di spiritualità e di ricerca interiore, approdando al Metafisico che mi ha dato, a livello internazionale, molti consensi, tra i quali il recente riconoscimento di “Erede di De Chirico”.


3. Lei s'identifica con lo stile "metafisico"? Potrebbe approfondire tale definizione per i nostri lettori?


La Metafisica, per sua stessa definizione, rappresenta tutto quello che è al di la della realtà fisica e del percepibile. Sono un convinto assertore dell’idea che l’arte è il punto d’incontro tra il mondo razionale ed una dimensione interiore, metarazionale. L’arte può essere, al pari della filosofia, un mezzo di ricerca del punto di fusione e di equilibrio dei grandi e spesso inconciliabili dualismi che ispirano l’attività umana. Immanente e trascendente, di­lemma irrisolto, antico quanto l’uomo, è uno dei temi che non mi rassegno a lasciare senza risposta e penso che l’arte possa dare il suo contributo al­la soluzione del grande quesito. Questi concetti, appunto, sono rintracciabili in quella corrente artistica che si identifica con il “Metafisico”. Questo, però, non mi conduce a ricerche filosofiche sterili, lontane dalla realtà. Tramite essa cerco di dare un contributo sociale positivo, denunciando le devianze a cui ci porta una società estremamente materialista e tecnologica, senza il supporto di un codice etico che segni i limiti oltre il quale ci rendiamo simili agli animali.


4. La sua opera "evoluzione orizzontale" mi ha colpito per l'efficacia nel rappresentare quella che parrebbe l'inevitabilità della metamorfosi evolutiva dell'essere umano da protoscimmia a robot. Il tutto riporta ad Asimov ed anche un poco ad H.G. Wells. Che cosa l'ha stimolato a dipingere questo magnifico quadro?


Questa opera potrebbe sembrare estremamente pessimista riguardo al futuro dell’umanità se non è inserita nel suo giusto contesto. Penso che l’uomo abbia tutti i requisiti per difendersi se è a rischio la sua sopravvivenza e lo dimostra quando si mobilita contro le catastrofi naturali (ne abbiamo avuto l’esempio, di recente, nel disastro per il maremoto nel sud-est asiatico). Il quadro invece vuole essere solo una provocazione, una scossa nel tentativo di invertire una rotta che porta allo svilimento di una parte importante della natura umana. Per “Evoluzione Orizzontale” intendo che la nostra civiltà ci sta portando a delle scelte che sacrificano la parte meno visibile, ma non per questo meno importante, della natura umana che ci fa desiderare una ricerca spirituale, verticale, a favore di una ricerca materiale e che io definisco orizzontale.  Non dobbiamo essere attaccati ad un esasperato materialismo, classificando banale tutto il resto, abbiamo disimparato a guardare verso l’alto. Ci vergogniamo di rimanere estasiati davanti a bellissimi tramonti, a cieli stellati, di stupirci per una coinvolgente poesia, di guardarci dentro. Abbiamo impiegato milioni di anni di evoluzione per acquisire queste facoltà che sono il sale della vita e la rendono bella da vivere. Il quadro è un invito a non superare quella barriera oltre la quale non ci potrebbe essere più possibile un ritorno e che ci renderebbe simili a un robot o addirittura essere sostituiti da esso.


5. Quali progetti artistici ha per il futuro?


Penso che il miglior modo di vivere l’arte è quello di non considerarlo mai un lavoro. Per me è stato sempre un hobby, una passione che mi ha già dato moltissimo. L’attuale genere stimola ancora la mia vena artistica ma non trascuro altre vie. Da alcuni anni ho acquisito la straordinaria e versatile tecnica della “Computer Art” realizzando con essa collaborazioni con case editrici e manifesti per svariati programmi di associazioni culturali ed Amministrazioni Comunali. Ultimamente mi sono concesso  qualche escursione nell’”Informale”, sia con opere pittoriche che con sculture in pietra e in legno. L’arte per sua natura non è mai statica ma in continua evoluzione.


6.Lei scrive anche poesie ed ha pubblicato due volumi. Quanta importanza ha la poesia nella sua vita? Quanto ha influenzato l'arte e viceversa?


Scrivo poesie già da moltissimi anni ma mi sono deciso da poco a pubblicarle. Il mio primo libro infatti è stato realizzato soltanto cinque anni fa. Poesia e pittura per me sono due facce della stessa medaglia. Sono due modi diversi di creare e dare le stesse emozioni; la pittura realizza immagini per mezzo dei colori, la poesia le realizza con la parola. Spesso, nelle mie composizioni, pittura e poesia si intersecano in quanto per alcune mie opere grafiche utilizzo le tematiche di liriche da me stesso realizzate.


7. Ha progetti letterari in corso o nel prossimo futuro?


Il mio secondo libro “Rossi di Oleandro” recensito dal poeta Vincenzo Gasparro, è molto recente in quanto è stato pubblicato nel dicembre del 2004, quindi per ora mi concedo una breve pausa. Ho già in mente però di approfondire (sono già a buon punto) una ricerca sulle tradizioni musicali del mondo contadino della Puglia, e del Salento. Oltre alla pittura e alla poesia ho sempre coltivato una terzo interesse, quello della musica,  ed ho fatto parte di gruppi musicali come percussionista. Il mio obiettivo è quello di realizzare una documentazione sulla musica salentina, e sulla tarantella in particolare, il simbolo per eccellenza del nostro territorio.



Solidarietà (www.pinosantoro.it)


Commento all’Opera donata all'Idea Magazine di New York .


Come risulta evidente nell'opera Pino Santoro ha idealizzato il Ponte di Brooklyn elevandolo a simbolo di unione e di scambio, nel nostro caso tra due comunità amiche (Ceglie e New York) ma in senso più ampio, tra nazioni, culture e religioni diverse, con manifesta speranza che non ci siano mai più Ground Zero e con l’auspicio, in un mondo in cui sembra così difficile la comunicazione, la tolleranza e la convivenza pacifica, evidenziati nell’opera da linee tensive sfocianti in stadi successivi, che ci siano sempre meno conflitti e più solidarietà.

domenica 26 febbraio 2006

Milano


Poesia dedicata a chi ha vissuto come me o vive ancora l'amara esperienza della lontananza dalla propria terra di origine.


Grafica di Pino Santoro (www.pinosantoro.it)

MILANO



In bosco di cemento

arabesco memorie.

Sprazzi di luce

pettinano crini di pioggia.

Dove abitudini ritmano

mansuete pasture

e la storia è su pietra

levigata dal tempo

ho il cuore.

Necessità naviga altri mari.


Tratto dal volume di Pino Santoro "Proscenio Bianco di Calce".

venerdì 24 febbraio 2006

Ricordi e nostalgia




Opera ad olio di Pino Santoro (www.pinosantoro.it)


TARANTELLA



Echi assopiti
sotto coltre di tempo
canti familiari riaffiorano
da vivaci tamburelli ritmati
e fisarmoniche
complice sera
e libagioni generose
di fatiche lenitrici e di dolori.
Tristezza è bandita
dal regno del Dioniso dei poveri.
Domani cederà lo scettro
ad altri umori
e sudato pane inesorabile
si cingerà di alloro.

Tratto dal volume di Pino Santoro "Rossi di Oleandro"

mercoledì 22 febbraio 2006

Fanciullezza




Grafica del maestro Pino Santoro (www.pinosantoro.it)

FANCIULLEZZA


Pervade profumo

di mesti ricordi.

Bambino

già sacrificavo

su altare verdeggiante

di zolle erbose,

spensierata fanciullezza.

Secolari ulivi

ombreggiavano brevi

ed affannati riposi.

Destino incatenato

ad ingrata terra

spirito elevavano

indomiti contadini,

di canti inondando

arsi campi.

Immane fatica

colmare di cibi frugali

tavole zoppicanti,

consumati con sacro pane,

tra esalazioni di lucerne

dagli ultimi guizzi,

improbabili e ricche

primavere sperando.


Tratto dal volume del poeta Pino Santoro "Rossi di Oleandro"


opera ad olio di Pino Santoro (www.pinosantoro.it)

martedì 21 febbraio 2006

A Ceglie

 





Grafica del maestro Pino Santoro (www.pinosantoro.it)


A CEGLIE 


Neve vanitosa
in fiocchi ballerini esordisce
su proscenio bianco di calce.
In penombra silenziosa
arabesco albe radiose
e schiudo per te primavere.
Aura diffusa di antico,
impalpabile abbraccio,
non trasforma in santuario da amare.
Con false promesse
ti possiedono amanti di turno.

Tratta dal volume del poeta Pino Santoro "Proscenio bianco di calce"